la cosa difficile è non provare ad andare più veloce dell'ultima volta. la cosa più difficile è rendersi conto che non tutte le uscite sono da forzare, che un lento è pur sempre un lento.
e così ieri esco per fare 10km distanza che un tempo, tempo di allenamenti maratona, era quella minima e che ora si è trasformata in un 'lungo'. e poi dicono...la relatività.
ogni volta che mi accingo a portare a termine 10km ho sempre questa vocina che mi dice che devo scendere sotto l'ora (la vocina credo sia quella di albanesi) per potermi considerare una vera runner. Ma ieri la vocina l'ho azzittita. l'unico pensiero che avevo era di affrontare un lento. mi dicevo: trova il tuo passo più 'comodo', il respiro affannato quanto basta, il ritmo che ti lasci l'energia per sorridere. ascolta le tuo gambe e il tuo fiato e vai.
come facevo per i veri lunghi, mi sono divisa mentalmente il percorso in 4 parti da 2,5km. la prima parte è sempre la più di difficile perché devo prendere le misure, abbinare il passo al respiro, convincermi che tra un po' il fiatone passa, che è solo questione di tempo. alla seconda, un due - un due, ho ritrovato il sorriso, la serenità e la gioia della mia corsa. pensavo: così voglio affrontare tutti i lunghi, anche i lunghissimi. con la stessa serenità.
ricordo che nel seguire gli allenamenti che mi portarono al PB alla maratona di Padova, i lunghi dovevo farli seguendo un certo ritmo - forse troppo elevato per le mie forze e che in più doveva essere progressivo. certo, questa è la cosa da fare per migliorare, ma in realtà mi sono resa conto che questo approccio aveva tolto serenità ai lunghi, li affrontavo con troppa ansia. li soffrivo molto, specie psicologicamente. preferisco tornare alla mia filosofia iniziale e affrontare i lunghi lentamente, senza ansie e paranoie.
la seconda parte passa veloce tra questi pensieri e (per quanto mi riguarda) buoni propositi....la terza parte, lo so bene, è dura per via della salita ma è alleggerita del pensiero che manchi sono l'ultimo quarto, facile perché in discesa e perché so di avercela fatta.
ricordo che nel seguire gli allenamenti che mi portarono al PB alla maratona di Padova, i lunghi dovevo farli seguendo un certo ritmo - forse troppo elevato per le mie forze e che in più doveva essere progressivo. certo, questa è la cosa da fare per migliorare, ma in realtà mi sono resa conto che questo approccio aveva tolto serenità ai lunghi, li affrontavo con troppa ansia. li soffrivo molto, specie psicologicamente. preferisco tornare alla mia filosofia iniziale e affrontare i lunghi lentamente, senza ansie e paranoie.
la seconda parte passa veloce tra questi pensieri e (per quanto mi riguarda) buoni propositi....la terza parte, lo so bene, è dura per via della salita ma è alleggerita del pensiero che manchi sono l'ultimo quarto, facile perché in discesa e perché so di avercela fatta.
anche questa è stata una bella settimana di allenamenti con uscite diverse tra loro: un collinare - una di variazioni alla fartlek - un tempo run - un'uscita tranquilla e un 'lungo'. Il chilometraggio aumenta piano. Ho portato a termine anche la seconda settimana di circuito per rafforzare la muscolatura. tutto va come deve andare quando la testa e il cuore ti accompagnano. quando la determinazione per raggiungere una meta ti spinge. vado avanti piano e costruisco altrettanto piano. ma sento che questa tattica pagherà.
Commenti
Si il lento deve essere semplicemente lento, senza l'assillo del cronometro, al limite si può fare riferimento ad un target di frequenza cardiaca tarato su misura.
Buone corse
L'ingrediente che non deve mancare è lo stimolo = programmazione su misura.
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