ho passato le ultime settimane sopraffatta dalla tristezza per la morte della mia amica, inseguita da una serie di strane coincidenze che riguardano me e le persone che le erano vicine. non ho paura della solitudine e né della morte, la mia. ma quella delle persone che amo mi terrorizza perché di fatto ti priva dell'idea di possibilità, ti toglie la speranza di poter rimediare ad errori o di poter un giorno riabbracciarsi, ridere, chiedere scusa, dire cazzate. ti toglie un pezzo di futuro e rende il passato quasi ingombrante.
questi 6 giorni a Boston sono stati una manna dal cielo. la conferenza è stata solo un pretesto, infatti ci sono andata all'apertura, alla chiusura e il giorno in cui dovevo parlare. per il resto mi sono regalata del tempo per aumentare il volume dei miei pensieri, riflettere su ciò che è stato e pensare a ciò che sarà. ho passato le mie giornate a camminare per la città senza una meta precisa, a fermarmi a lavorare al mio intervento in caffè con comode poltrone, ad assaporare il piacere di sedersi in un buon ristorante in un posto dove nessuno fa caso al fatto che al tavolo tu sia da sola. la cosa che mi ha colpita è quanto mi sentissi a mio agio, quasi a casa, in una città come Boston. stessa identica sensazione che provo quando sono a londra (dove per la verità sono a casa). poi quando torno dove ci sono vecchi amici e la famiglia, spesso mi sento un pesce fuor d'acqua. misteri forse di chi non ha radici.
la città è splendida e la neve di ieri e di oggi ha aggiunto fascino a fascino. mi piacciono le grandi città con la neve, il silenzio e il candore che le circonda; o forse ho visto troppi film in cui la protagonista cammina per città imbiancate, chiusa nel suo cappotto alla ricerca di qualcosa. la gente a boston mi sembra cordiale e amichevole: la prima sera a cena una coppia seduta a fianco a me si è messa a chiacchierare e mi ha tenuto compagnia. se per strada incrociavo lo sguardo di qualcuno, uomo o donna, ricevevo un sorriso. falso o no, fa sempre piacere. poi certo è bello andare da sola dall'altro capo del mondo e incontrare amici il cui sorriso ti fa dimenticare cos'è che non andava o amici che sono pronti a sedersi con te e ascoltare tutti i tuoi pensieri deprimenti e pseudo-filosofici.
ora sono all'aeroporto ad aspettare l'aereo del rientro, dopo che il primo volo è stato cancellato a causa della neve. mi sento meglio rispetto a quando sono arrivata, più leggera, meno triste, pronta ad affrontare le difficoltà dei prossimi mesi ad aspettare che qualcosa accada, che qualcuno si accorga di me e mi dia un lavoro. contenta e arricchita dal fatto che questo tragico evento mi abbia riavvicinato a persone che credevo perdute.
Commenti
Dammi il nome di un buon ristorante di Boston, quello dove mangerò tra 7 settimane prima della maratona !
Simone
gian carlo - ovviamente, ne cosegue a quello che ho appena detto, che la serenita' io la ricerco, non sono capace di far finta che ci sia o aspettare momenti migliori.
per il ristorante: io sono andata a pesce e il posto consigliato da stefano in uno dei suo commenti e' assolutamente fantastico (Legal seafood). ma il pesce per una maratona non credo vada bene. a charles street, vicino beacon hill, c'e' un posto che a me piace molto e che si chiama figgs. li stovi pasta e pizza (anche se tutte le pizzerie straniere hanno il vizio di mettere aglio nella salsa di pomodoro e a me non piace)
simone - grazie!
Pian piano tutto girera' al meglio.
Tieni duro e il futuro saro' tuo!