la storia di gianluca che potrebbe essere la mia

Da Repubblica.it di oggi

Il racconto di Gianluca che ha scelto le due ruote per andare al lavoro ogni giorno
"Pedalare mi fa stare meglio, temo solo gli incidenti". I consigli della Fiab per andare in sicurezza

"I miei 20 chilometri in bici. Con o senza traffico, stesso tempo"

di VALERIO GUALERZI


ROMA - "La circolazione dei pedoni dei veicoli e degli animali" deve essere organizzata "perseguendo gli obiettivi di una razionale gestione della mobilità, della protezione dell'ambiente e del risparmio energetico". Ad affermare questo principio fondamentale non è il programma di un'organizzazione ecologista, ma l'articolo 1 del Codice della Strada. La realtà, come sappiamo, è molto diversa e spesso chi sceglie di rinunciare all'automobile lo fa con motivazioni profonde e grandi soddisfazioni, ma anche a costo di correre qualche pericolo.

"Faccio ogni giorno circa 20 chilometri in bicicletta, 15 per andare a lavoro e gli altri 5 in giri vari: l'unica nota negativa è il poco rispetto degli automobilisti", racconta Gianluca Torelli, 42 anni. La distanza fissa è quella che conduce Gianluca dal quartiere Trieste, una zona semicentrale di Roma, al km 10 della Salaria, dove sorge la sede Rai presso la quale lavora come programmista. Un percorso misto, tra centro urbano e strada consolare, che Gianluca percorre in 40 minuti. "Ho calcolato - spiega - che impiego solo una decina di minuti in più rispetto al viaggio in auto, ma ho la certezza che con o senza traffico il tempo sarà sempre lo stesso".

"Inoltre - ricorda ancora Gianluca - so di fare l'unica cosa di buon senso possibile, risparmio soldi (almeno cento euro al mese solo di benzina), faccio del bene all'ambiente e mi tengo in forma. Senza contare che andando in bici in città ho scoperto delle cose che non avevo mai notato". L'unica nota negativa è quella sulla sicurezza. "Le macchine ti sfrecciano accanto a velocità folli, soprattutto sulla Salaria", si lamenta. La Fiab, la Federazione amici della bicicletta, sta facendo da anni campagne affinché le amministrazioni introducano delle semplici regole a tutela dei ciclisti, come le zone con i limiti di velocità a 30 km/h. In attesa che la scarsa sensibilità dei politici migliori, ci sono però degli accorgimenti che ognuno può prendere per ridurre il più possibile i rischi di incidente.

"La due cose fondamentali - spiega Edoardo Galatola - sono la visibilità e la cortesia: vestirsi di colori chiari e muoversi prevedendo le mosse degli altri". Controversa invece l'utilità del caschetto. "Ci aiuta a prevenire traumi nel caso di un nostro errore, se si cade ad una velocità intorno ai 20 km/h, ma - mette in guardia Galatola - serve a ben poco se siamo investiti da una macchina". "In compenso - prosegue - studi hanno dimostrato che gli automobilisti davanti a un ciclista con il casco tendono a non rallentare e a passargli più vicini".

Quello delle distanze è un altro aspetto da non sottovalutare. "Il consiglio che posso dare - aggiunge il responsabile sicurezza della Fiab - è di non accostarsi troppo sul ciglio della strada, ma di stare leggermente più in mezzo perché obbliga chi è in macchina a vederci e rallentare. Ovviamente poi bisogna cedere subito il passo, facendoci da parte con gentilezza".
(7 febbraio 2008)

mi rendo conto che alcuni ciclisti sono dei pazzi patentati e andrebbero puniti...ma in linea generale sottoscrivo. a dublino faccio solo 16km tra andata e ritorno per andare a lavoro e il percorso e' piu' o meno piatto. ma quando ero a londra ne facevo esattamente il doppio con un bel po' di salita. ma mi sento libera in bici, indipendente e...spesso molto piu' furba di chi e' in macchina in code interminabili (tranne forse quando c'e' la bora :-) )

Commenti

margantonio ha detto…
anche io vado in bici a lavoro, solo 8 km tra andata e ritorno...qualche senso vietato ci scappa...le luci non le accendo di sera...mi perdonate lo stesso?
monica ha detto…
perdonato!! ma le luci ....LEEE LUUUUUCI!!!!!